Anatomia

Anatomicamente questo gruppo è piuttosto particolare. Come tutti gli aracnidi, sono dotati di 8 zampe, anteriormente sono presenti una coppia di pedipalpi e tra questi una coppia di cheliceri. Il corpo non appare nettamente diviso in cefalotorace ed addome come nei ragni, ma è formato da una sola porzione dalla forma subovale/tondeggiante (per la maggior parte delle famiglie) o, talvolta, subtriangolare in alcune famiglie non presenti in Italia (es. Gonyleptidae).
Un’importante differenza con i ragni (con cui spesso vengono scambiati gli opilioni) è la mancanza di filiere e, quindi, l’impossibilità di produrre seta.
Le dimensioni del corpo sono medio-piccole, da circa 1 mm ad oltre 2 cm, prosoma ed opistosoma sono formati da tergiti e sterniti (uniti da pleure) con diversi gradi di fusione e diversi spessori tra le specie. La cuticola, che forma l’esoscheletro, varia notevolmente tra sottordini, negli Eupnoi e nei Dyspnoi è piuttosto sottile e coriacea (più robusta nei Dyspnoi) mentre è spessa e molto rigida nei Cyphophthalmi e Laniatores. Alcune famiglie hanno evoluto delle secrezioni adesive della cuticola che permettono loro di ricoprire la maggior parte del corpo di detrito e confondersi con il substrato (è il caso dei Trogulidae e dei Dicranolasmatidae nella fauna italiana). Il dorso può essere quasi completamente liscio, oppure presentare spine, tubercoli, apofisi e denticoli.
Anche nel caso delle zampe le differenze sono notevoli, alcuni taxa hanno zampe relativamente corte, in altri possono essere anche molto lunghe (in alcune specie le zampe del secondo o quelle del quarto paio possono arrivare ad oltre 18 cm per una leg span massima di oltre 30 cm). Come nelle altre zone anatomiche esterne, la cuticola delle zampe può essere munita di spine, setae, denticoli e tubercoli. Gli elementi che formano la zampa sono, in sequenza partendo dal corpo verso l’esterno: coxa, trocantere, femore, patella, tibia, metatarso e tarso (munito di una o due unghie apicali). I pedipalpi sono composti dagli stessi elementi ad eccezione del metatarso, mancante.

Phalangium opilio
Phalangium opilio

In posizione anterolaterale sono presenti due aperture, una per lato ed in connessione con ghiandole odorose e/o repugnatorie, che prendono il nome di ozopori. Nei Cyphophthalmi l’ozoporo si apre sulla parte apicale di una corta struttura dalla forma grossomodo conica denominata ozoforo. Le ghiandole appresentano un sistema di comunicazione con i conspecifici e un elemento di difesa dai predatori (e potrebbero anche avere un ruolo nella protezione dai patogeni). Nei Cyphophthalmi e nei Laniatores le ghiandole sono ben sviluppate e funzionali, è possibile identificare anche una muscolatura associata che, in alcune famiglie di Laniatores, è in grado di produrre un corto getto di escreto in direzione di un aggressore; nei Dyspnoi e negli Eupnoi, invece, le ghiandole appaiono ridotte e la muscolatura associata è assente.
Le sostanze chimiche prodotte da queste ghiandole sono di varia natura e intervengono, in alcuni casi, nella comunicazione tra conspecifici. Tra le varie classi di composti organici è possibile trovare alcoli, fenoli, terpeni, chetoni, chinoni e persino alcaloidi.

Gli occhi sono due, in alcune specie fossorie o troglobie possono essere ridotti e poco visibili, mancano completamente in molti Cyphophthalmi. Quando presenti, gli occhi sono spesso riuniti in una struttura che prende il nome di ocularium, questo può essere poco distinguibile dal prosoma o ben visibile e rialzato. In molti casi l’ocularium è dotato di apofisi, denticoli, spine, tubercoli o setae. Tra i Dyspnoi gli occhi possono trovarsi alla base o posizionati su una struttura a forma di ferro di cavallo che si proietta oltre il margine anteriore del prosoma, come tra i Trogulidae ed i Dicranolasmatidae (famiglie presenti anche in Italia). Questa struttura, “hood” in inglese, rappresenta una sorta di cappuccio che copre, sovrastandoli, cheliceri e pedipalpi.

Trogulus sp. a sinistra, Dicranolasma sp. a destra

Setae clavate sui pedipalpi di Paranemastoma quadripunctatum

Sicuramente anche grazie al fatto che i pedipalpi non vengano usati a scopo riproduttivo (come avviene nei ragni), nel corso dell’evoluzione sia pedipalpi che cheliceri hanno subito importanti trasformazioni e, in alcuni gruppi di Opiliones, hanno assunto forme e funzioni particolari. Alcuni esempi di come si sia sbizzarrita l’evoluzione sono presenti anche tra le specie appartenenti alla fauna italiana. I pedipalpi di Sabaconidae e Nemastomatidae hanno sviluppato strutture filiformi con la parte apicale allargata (setae clavate) che coprono completamente femore, patella, tibia e tarso. Da queste setae viene secreta una sostanza adesiva che forma una piccola goccia all’apice. L’opilione utilizza i pedipalpi per scandagliare l’ambiente in cerca dei piccoli invertebrati di cui nutrirsi, quando un artropode viene anche solo sfiorato dai pedipalpi, rimane incollato a queste sottili e fitte strutture cuticolari e può essere portato ai cheliceri per essere sminuzzato e mangiato.

In alcuni Eupnoi della famiglia dei Phalangiidae (es. Platybunus spp., Megabunus spp. e Lophopilio palpinalis) il margine ventrale del femore dei pedipalpi è armato di grosse spine. Patella, tibia e tarso si chiudono su queste spine formando una sorta di sistema “raptatorio” per trattenere e sottomettere le prede. Questo sistema di cattura è ancora più evidente e portato all’estremo tra i Laniatores rappresentati in Italia da specie di piccole dimensioni appartenenti alle famiglie Travuniidae, Phalangodidae e Triaenonychidae.

Presenza di forti spine sul femore dei pedipalpi in Platybunus cf. pinetorum
Cheliceri di Ischyropsalis carli

I cheliceri svolgono solamente la funzione di pinza, mancano la ghiandola velenifera ed il dente ad essa collegato tipici, invece, della quasi totalità dei ragni. Anche nel caso dei cheliceri, nei vari sottordini e nelle diverse famiglie, si assiste ad una notevole variabilità di dimensioni passando da cheliceri di circa un millimetro di lunghezza ad altri che superano i 2 cm, oppure da cheliceri molto esili ad altri estremamente robusti e forti. In molti casi si può assistere a fenomeni di dimorfismo sessuale con maschi dotati di cheliceri più lunghi o robusti.
Alcuni Ischyropsalididae si sono specializzati nel predare gasteropodi, i loro cheliceri sono di proporzioni enormi rispetto al corpo dell’opilione stesso e vengono utilizzati per rompere i gusci delle chiocciole e per afferrare e triturare il corpo molle dei gasteropodi.

Dal punto di vista riproduttivo, a differenza della maggior parte degli ordini di aracnidi, la fecondazione è diretta, non avviene per mezzo di una spermatofora o dei pedipalpi. I maschi di opilione sono dotati di un pene evaginabile (normalmente tenuto a riposo nell’addome) che viene estroflesso e inserito nell’apertura genitale femminile durante l’amplesso. Le femmine sono dotate di un ovopositore, anch’esso evaginabile, che viene utilizzato per deporre le uova. Anche tra gli opilioni esistono specie (o popolazioni) in grado di riprodursi partenogeneticamente.

Accoppiamento di Ischyropsalis ravasinii (foto di Roberto Bozzo)

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